Alle Sezioni Unite la vexata quaestio dell’applicabilità dell’art. 127-ter c.p.c. al rito del lavoro
Nota a Corte di cassazione, Sez. Lav., ordinanza 3 maggio 2024, n. 11898
di Sergio Galleano
Abstract
Con l’ordinanza in oggetto la Sezione Lavoro della Cassazione, pur rilevando che l’oralità e la pubblicità delle udienze, secondo la giurisprudenza costituzionale e quella della Corte EDU, in applicazione dell’art. 6 della Convenzione, non ha valore assoluto, potendo essere limitata non solo nell’interesse della morale, dell’ordine pubblico, della sicurezza nazionale, dei minori o della vita privata delle stesse parti del processo, ma anche nell’interesse della giustizia, laddove lo giustifichino esigenze particolari, come quella di consentire una più efficiente organizzazione del processo e del lavoro del giudice, nella dovuta osservanza degli «obiettivi di semplificazione, speditezza e razionalizzazione del processo civile», osserva il ricorrere di talune discrasie con il rito del lavoro, secondo il quale, nella materia giuslavoristica, è opportuno a garantire l’«insopprimibile caratura dialogica dell’udienza».
In the order in question, the Labor Section of the Supreme Court, while noting that the orality and publicity of hearings, according to constitutional jurisprudence and that of the EDU Court, in application of Art. 6 of the Convention, does not have absolute value, as it can be limited not only in the interests of morality, public order, national security, minors or the private lives of the parties to the trial themselves, but also in the interests of justice, where special needs justify it such as that of allowing a more efficient organization of the trial and of the judge’s work, in due observance of the “objectives of simplification, expeditiousness and rationalization of the civil process,” notes the occurrence of certain discrasies with the labor rite, according to which, in labor law matters, it is appropriate to guarantee the “irrepressible dialogical character of the hearing.”