È stata pubblicata la Direttiva Due Diligence
di Arturo Ursitti
Il 5 luglio 2024 la Direttiva UE 2024/1760 (Corporate Sustainability Due Diligence Directive – CS3D) è stata finalmente pubblicata nella Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea ed entrerà in vigore il ventesimo giorno successivo alla pubblicazione.
La Direttiva, quindi, dovrà essere recepita dagli Stati membri entro i due anni seguenti.
La principale novità di questo atto è rappresentata dall’introduzione di obblighi in materia di doveri di diligenza, in capo a imprese di grandi dimensioni, circa i possibili impatti negativi dell’attività di queste sui diritti ambientali e sui diritti umani. Ciò, al fine di sensibilizzare e responsabilizzare le grandi imprese, e così i partner commerciali di queste, sul grado di sostenibilità della propria attività.
Il dovere di diligenza, da integrare nelle policy aziendali, consisterà in particolare nella individuazione e valutazione dei citati impatti, nella prevenzione di quelli potenziali e nell’arresto (e riparazione) di quelli effettivi. Come detto, l’ambito di questi obblighi si estenderà anche agli impatti dei partner commerciali nella c.d. «catena di attività», ovvero dei soggetti che operano a monte o a valle dell’attività di impresa del soggetto obbligato (nel caso di attività «a valle», si includono tuttavia solamente i soggetti direttamente collegati all’impresa).
Per quanto qui interessa, in tema di lavoro, l’impresa dovrà rilevare e affrontare gli impatti negativi sui diritti umani richiamati nell’allegato alla Direttiva, quali:
- diritto a condizioni adeguate di alloggio e sul luogo di lavoro;
- divieto di lavoro minorile;
- divieto di lavoro forzato e schiavitù;
- diritto di libertà sindacale e
- diritto di parità di trattamento.
Altri obblighi rilevanti impongono alle imprese destinatarie lo svolgimento di un dialogo significativo con i portatori di interessi (tra cui dipendenti e sindacati), la previsione di procedure di reclamo in favore dei soggetti lesi dalle attività aziendali e di meccanismi di notifica per soggetti che dispongano di informazioni tali da fondare sospetti circa impatti negativi su diritti ambientali e umani.
La menzionata limitazione del dovere di diligenza alla, così definita, «catena di attività» – anziché alla ben più ampia «catena del valore» rilevante per altri atti normativi emanati nella cornice del Green Deal europeo – rappresenta una dei ridimensionamenti che il testo della Direttiva ha subito nel corso dell’iter legislativo in sede europea, per giungere all’agognata approvazione, frutto di un difficile compromesso.
Infatti, e soprattutto, gli emendamenti presentati nel corso del 2023 dal Parlamento Europeo estendevano l’ambito di applicazione alle aziende che occupano più di 250 dipendenti, come da iniziale proposta di Direttiva e rispetto alla precedente modifica, del Consiglio europeo, di innalzamento della soglia a 1.000 dipendenti: quest’ultima, si veda, è la modifica definitivamente approvata, in rialzo, in seguito all’intervento del COREPER (comitato dei rappresentanti permanenti dei governi degli Stati membri dell’UE) nel marzo 2024.
Inoltre, le imprese saranno destinatarie degli obblighi solamente se integranti l’ulteriore requisito dimensionale relativo al fatturato netto mondiale, superiore ai 450 milioni di Euro; questa sola modifica si stima abbia ridotto il numero di imprese impattate da 6.800 a circa 5.300 rispetto alla versione precedente (300 milioni di Euro).
Da ultimo, l’efficacia degli obblighi avrà decorrenza, per la prima categoria di imprese obbligate (personale di oltre 5.000 dipendenti e fatturato netto mondiale di pari o superiore a 1,5 miliardi di Euro) solamente a partire da tre anni (anziché due, come precedentemente proposto) dalla entrata in vigore della Direttiva.
Tuttavia, nonostante il ridimensionamento che il testo ha subito nel corso del suo percorso di approvazione, la disciplina introdotta dalla Direttiva si deve ritenere uno strumento potenzialmente efficace per il raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità che l’Unione si è posta e che si rendono sempre più impellenti.
Le imprese di grandi dimensioni, pertanto, dovranno farsi trovare pronte in vista dell’attuazione della Direttiva nei propri ordinamenti.