Il “prisma” delle soluzioni giurisprudenziali in tema di licenziamento del disabile per superamento del comporto: discriminazione indiretta, clausole contrattuali nulle, onere della prova e accomodamenti ragionevoli

di Michelangelo Salvagni

Abstract

Il presente elaborato intende fare il punto sulle diverse interpretazioni adottate dalla giurisprudenza di merito in materia di licenziamento per superamento del periodo di comporto del lavoratore allorché le assenze che lo hanno determinato siano collegate alla disabilità o, in un’accezione più ampia, all’handicap del lavoratore. Il tema centrale riguarda la questione del configurarsi o meno di una discriminazione indiretta nel momento in cui i contratti collettivi non prevedano periodi di comporto differenziati per le assenze dei soggetti affetti da gravi patologie a carattere duraturo e tali da ostacolare la loro piena ed effettiva partecipazione nell’adempimento della propria prestazione. Sul punto, si è sviluppata una querelle giurisprudenziale che appare di rilevante interesse proprio in ragione, non solo delle normative antidiscriminatorie, soprattutto di tipo sovranazionale che caratterizzano la fattispecie, ma anche per i rilevanti principi della Corte di giustizia e della Suprema Corte che vengono richiamati da tutti i provvedimenti oggetto di trattazione con riferimento sia alla nozione di disabilità sia agli accomodamenti ragionevoli che il datore di lavoro deve adottare per la salvaguardia del posto di lavoro.

This paper aims to take stock of the different interpretations adopted by the case law on the subject of dismissal for exceeding a worker’s comport period when the absences that led to it are related to the worker’s disability or, in a broader sense, handicap. The central issue concerns the question of whether there is indirect discrimination when collective bargaining agreements do not provide for differentiated comportion periods for the absences of individuals with serious illnesses of a lasting nature and such as to hinder their full and effective participation in the performance of their duties. On this point, a jurisprudential querelle has developed that appears to be of relevant interest precisely because of, not only the anti-discrimination regulations, especially of the supranational type that characterize the case, but also because of the relevant principles of the Court of Justice and the Supreme Court that are recalled by all the provisions under discussion with reference both to the notion of disability and to the reasonable accommodations that the employer must adopt to safeguard the job.


Per leggere l'articolo completo effettua il login