Pressioni per tacere lo stato di gravidanza, interromperla ed abbandonare il posto di lavoro: legittimo il licenziamento per giusta causa del collega “Senior”
Il Tribunale di Roma, con sentenza del 14 marzo 2023, ha ritenuto lesivo dei doveri di correttezza e lealtà la condotta del dipendente “Senior” che, al fine di non pregiudicare potenzialmente la propria progressione di carriera nella società resistente, ha indotto la collega “Junior” a tacere del proprio stato di gravidanza, anzi chiedendole finanche di abortire ed abbandonare il relativo posto di lavoro.
Le pressioni esercitate sulla collega assumono pertanto “il carattere della gravità tale da pregiudicare il vincolo fiduciario di cui all’art. 2105 c.c.”, essendo la condotta “di una gravità tale da non ritenere la stessa punibile con una diversa sanzione conservativa”.
Secondo il giudicante nessuna violazione della privacy personale può essere eccepita nel caso di specie, dal momento che “non vi è dubbio che sul lavoratore incombe l’obbligo di comunicare al datore di lavoro qualsiasi situazione di potenziale conflitto che possa compromettere gli interessi aziendali”.
Sicché “Il ricorrente ha anteposto il proprio interesse personale all’avanzamento di carriera, rispetto agli interessi della società resistente, celando una situazione di potenziale conflitto di interessi in violazione dell’obbligo di disclosure e compromettendo la serenità sul luogo di lavoro con i componenti del suo gruppo di lavoro”.
Sulla decisione ha inciso il dovere datoriale, ex art. 2087 c.c., di vigilare sulla sicurezza psico-fisica dei dipendenti “assumendo anche la responsabilità per le condotte abusive adottate nel contesto lavorativo”.
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