Assunzioni “difficili” e licenziamenti “facili” nelle società a controllo pubblico

di Antonio Pileggi

Abstract

Per ragioni di “efficiente gestione delle partecipazioni pubbliche” e di “razionalizzazione e riduzione della spesa pubblica”, ma soprattutto per stroncare la piaga delle assunzioni clientelari, e porre un argine al contenzioso derivante dalla precarietà dei rapporti (sovente avviati in forme “flessibili”) il legislatore, sin dal 2008, ha vietato il reclutamento senza concorso nelle società a controllo pubblico (ora, art. 19, comma 2, D.Lgs. n. 175 del 2016). L’autore esamina i riflessi del suddetto divieto sulla disciplina del rapporto di lavoro, al di là della fase del reclutamento, con particolare riferimento ai licenziamenti, dando conto criticamente della tendenza giurisprudenziale ad estendere la disciplina del D.Lgs. n. 165 del 2001 (pubblico impiego privatizzato), oltre quanto previsto dalla legge, applicando alle società a controllo pubblico (specie se in house) anche l’art. 36, comma 5 (divieto di conversione di contratti precari illegittimi) e l’art. 52 (divieto di avanzamenti di carriera senza concorso), se non ad equiparare totalmente i dipendenti delle società in house ai dipendenti dell’ente controllante. Ed allora, per coerenza, resi applicabili tutti i divieti non si dovrebbero rendere applicabili anche tutte le tutele? Comprese quelle relative ai licenziamenti?

For reasons of “efficient management of public shareholdings” and “rationalization and reduction of public spending,” but above all to crush the scourge of patronage hiring, and put a curb on litigation arising from the precariousness of relationships (often initiated in “flexible” forms) the legislature, since 2008, has banned recruitment without competition in publicly controlled companies (now, Art. 19, paragraph 2, Legislative Decree No. 175 of 2016). The author examines the repercussions of the aforementioned prohibition on the discipline of the employment relationship, beyond the recruitment stage, with particular reference to dismissals, giving a critical account of the jurisprudential tendency to extend the discipline of Legislative Decree No. 165 of 2001 (privatized public employment), beyond what is provided by law, applying to publicly controlled companies (especially if in house) even art. 36, paragraph 5 (prohibition of conversion of illegitimate precarious contracts) and Art. 52 (prohibition of career advancement without competition), if not to totally equate the employees of in-house companies to the employees of the controlling entity. And then, for consistency, having made all the prohibitions applicable, should not all the protections also be made applicable? Including those related to dismissals?


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