A cinquant’anni dallo Statuto dei lavoratori. Il permanere dell’ art. 19 Stat. Lav. al di là delle trasformazioni della prassi della rappresentanza sindacale nei luoghi di lavoro

Di Nicola De Marinis

Abstract

Concepito nel contesto dello Statuto dei lavoratori come norma di sostegno del sindacalismo confederale, l’art. 19 (legge n. 300/1970), a cinquant’anni dall’emanazione di quella legge, permane nel nostro ordinamento in virtù di una lettura della norma medesima, radicatasi nella giurisprudenza della Corte costituzionale, per cui la stessa si pone quale espressione di una regola, divenuta parte integrante della nostra costituzione materiale, intesa a sancire in capo ai lavoratori il diritto alla rappresentanza sindacale nei luoghi di lavoro ed in termini tali per cui risulta garantita la corrispondenza della storia dell’organizzazione della rappresentanza sindacale con la storia dell’organizzazione sindacale, di modo che l’effettività del diritto si sostanzia nel consentirne l’esercizio al soggetto sindacale che nella prassi ne é riconosciuto portatore.

Abstract

Conceived in the context of the Workers’ Statute as a provision aimed at supporting the confederal trade unionism, the art. 19 (of law no. 300/1970), fifty years after that law entered into force, is still enduring in our legal system thanks to an interpretation of the same provision, rooted in the jurisprudence of the Constitutional Court, for which it is expression of a rule, that has become an integral part of our material constitution, aimed at ratifying the workers’ right to a union representation in their workplaces and, in such terms, it is guaranteed that the history of the organization of union representation corresponds to the history of the union organization, so that the effectiveness of that right is substantiated by means of the union subject who exercises it, that is the subject which is recognized, in practice, as entitled of the right.


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